Descrizione
Un Romanzo fuori dai canoni, un Opera non mimetica in cuo persone comuni scoprono e affrontano realtà profonde e spirituali che mostrano l’unicità e bellezza di quel quotidiano che talvolta neppure notiamo. Una Via spirituale di comprensione e consapevolezza attraveso vie non aristoteliche di visione del Mondo.
Prefazione
Quando ci si avventura nel campo delle Opere di narrativa non mimetica si corre spesso il rischio di non sapere bene come inquadrarle, in quale categoria, corrente, genere, vadano inserite: Fantascienza, Fantasy, Onirico, Utopie, Catastrofismo, Storia alternativa, Allegoria
Politica, Fiaba o Mito. Tale è anche il caso di questo piccolo gioiello rappresentato da “Cronache dall’Infinito” non impropriamente specificato come “breve romanzo a episodi”.
Ad un primo approccio formale il testo si presenta con il racconto di casi e scene di vita ai limiti del fantastico, uniti tra loro da un unico sottile filo conduttore, collegando fra loro eventi comuni che possono avere però più e differenti piani di lettura.
Il racconto si snoda lieve ed accattivante attraverso un percorso illuminato da brevi incisive descrizioni di eventi quotidiani che evolvono tra angeliche presenze e spirituali esperienze, paventando un superiore senso della vita, realtà effettiva che si può celare appena al di là delle
solite consuete interpretazioni razionali che di norma noi persone comuni scambiamo per la “realtà della vita”.
Un breve romanzo a episodi tra loro collegati apparentemente dalla presenza di esseri angelici che popolano vicende “ordinarie” ma che ci mostrano una dopo l’altra come la Vita sia molto più ricca profonda e sfumata di come appare; come anche l’evento più banale possa mostrarci verità esiziali se guardato con occhi nuovi.
Ed è proprio questa visione “altra” del banale quotidiano che rappresenta il filo rosso conduttore di questo magico breve romanzo a episodi.
Ed è proprio quando l’affascinato lettore comincia a cogliere l’aspetto meno evidente del racconto che dinanzi ai suoi occhi assuefatti e disillusi si dispiega un nuovo paesaggio, una possibilità di nuove interpretazioni e di non consuete comprensioni degli eventi.
Al di là della originale vicenda dell’Angelo Custode impacciato e malconcio per secoli di attività, o della stanchezza dell’antico guardiano stanco, si apre allora una analisi non solo psicologica dei personaggi umano-angelici ma anche di quelli che C. Jung chiamò “momenti di sincronicità”. Fatti non casuali razionalmente incomprensibili al nostro cervello che, onde evitare l’angoscia del dubbio, confiniamo nelle categorie di “coincidenza”, “impossibile” o più prosaicamente cancelliamo rapidamente dalla nostra stessa memoria.
Il romantico incontro di “Idillio” tra una timida romantica e uno sconosciuto taciturno e riservato ci mostra come le debolezze della psiche umana possano divenire fonte di forza quando motivate dai sentimenti e, nel contempo, come anche gli Esseri Superiori possano avere le loro fragilità. Il tutto mentre il racconto si dipinge con delicate pennellate di romantica saggezza gnomica quali il ricordo d’infanzia della protagonista di “Idillio”:
“Da bambina .. aveva spiegato alla mamma che, secondo lei, l’inverno amava molto le piante e per proteggerle dal freddo le ricopriva con una sua coperta speciale, bianca come un lenzuolo. E l’aveva anche studiata bene, in modo che si sciogliesse quando non ci fosse stato più bisogno di lei al calore dei raggi del sole in primavera.”
Persino quando il personaggio principale è l’Anima di un Cane il racconto quasi naïf porta all’analisi su più livelli dei “fatti”.
Ancora una volta sorge la possibilità di vedere il “banale quotidiano” con occhi diversi da quelli dell’abitudine egocentrica. E così è per una lunga serie di personaggi.
“Il Traghettatore” è un uomo comune ma dedito a modo suo al duro compito aiutare il prossimo sofferente. Un uomo che come tanti altri giunge al punto di comprendere che “L’unica possibilità era quella di assecondare la corrente. Seguirne il flusso”. Un Uomo che al fine si chiede “in fondo cosa c’era di strano nel cercare di rispondere a domande come chi sono veramente? Ciò che ho fatto finora è quello che desideravo veramente? Mi ritengo soddisfatto? Ho completato ciò per cui sono venuto al mondo? Mi posso ritenere completato?” E ancora, “forse la mia strada deve prendere una nuova direzione? Ma quale?”
Come dicevo all’inizio, un romanzo forse difficilmente inquadrabile in un genere classico ma un testo che si può leggere e rileggere su diversi piani e che ci aiuta, non certo a cambiare il Mondo, ma sicuramente ci mostra come si possa smettere di “guardare” la cosiddetta dura realtà con occhio assuefatto dall’abitudine e finalmente giungere a “vedere” con “occhi nuovi”.
Silvio Canavese
* * *
INTRODUZIONE
Il fascino dei racconti di Alberto Altieri è la capacità di sorprendere e disorientare, invitando a pensare l’impensabile.
Con una scrittura limpida ed elegante l’Autore descrive un universo disobbediente ai canoni della ragione. Lo fa attraverso le vicende di personaggi che si trovano a valicare i confini della percezione umana, in un epilogo suggestivo ed inaspettato.
Le trame metafisiche, le sconcertanti esperienze dei protagonisti disorientano le certezze di chi legge.
In questo viaggio letterario la stella polare dell’autore è stata, oltre ad un profondo senso di giustizia, quello prezioso dell’aiuto reciproco. Tutti i protagonisti hanno in comune la donazione incondizionata di sé. Il soccorso dell’Altro, anche a costo di rimetterci di persona.
Attraverso questi temi percepiamo la partecipazione umana di Alberto Altieri che, nella sua professione di cardiologo, ha certamente portato la grazia di questa sensibilità e una capacità di comprensione e dedizione che oggi manifesta anche scrivendo.
Male e Bene, nei suoi racconti, sono distinti con chiarezza, soprattutto nel loro esito sul destino dei personaggi.
L’Autore è uomo di scienza e ciò si evidenza nella nitidezza del pensiero, delle conoscenze che sostengono le trame, ma ne travalicano i limiti mostrando il potere salvifico dell’Amore e la dignità dell’umano bisogno di trascendenza.
Descrive angeli, apparizioni, miracoli, vite comuni illuminate dall’improvviso spalancarsi di una dimensione spirituale e lo fa con una scrittura che attinge dall’attraente combinazione
di razionalità, sensibilità e percezione.
Questo libro sconcerterà i rigidi seguaci di Cartesio ma affascinerà chiunque si affiderà alla lettura con mente aperta.
Del resto dai primi del ‘900 la Fisica delle particelle elementari si è trovata a indagare l’unità e la interdipendenza di tutti i fenomeni e in questo ambito scientifico sono emers corrispondenze inimmaginabili con una visione mistica del mondo.
“È giunto il momento di mettere in connessione la nostra scienza con la nostra umanità e di far sì che entrambe mirino più in alto. Se solo potessimo collegare la nostra intelligenza al nostro cuore…”
È l’auspicio del fisico teorico Neil Turok e in questo bellissimo libro Alberto Altieri lo ha davvero realizzato.
Daniela Rossi
(Daniela Rossi, Psicologa, Giornalista, Scrittrice, ha collaborato con
Quotidiani nazionali e Riviste. Vive e lavora a Milano.)
* * *
…
Capitolo – 3 –
AVVERTIMENTO
Susan alzò lo sguardo dal modulo che stava compilando e trasalì mentre dalle sue labbra uscì un gridolino.
– Noo.. Ancora una volta! ci sono cascata di nuovo.
Come comparsi dal nulla due grandi occhi di un blu incredibile la stavano fissando sorridenti attraverso la tenda dell’infermeria.
Era una delle caratteristiche per le quali lei e le sue colleghe stravedevano per il dottor Craig.
Quarantacinque anni, fisico da nuotatore, bello e soprattutto di una simpatia travolgente.
Parlando tra donne si erano più volte interrogate se il sorprendere l’infermiera di turno al suo arrivo in corsia fosse una cosa studiata o involontaria.
I pareri erano molteplici, ma tant’è, lui continuava a farlo e loro a caderci.
– Buon giorno Susan, come sta bene pettinata così…
Era un vero malandrino. Tutte concordavano che lui fosse consapevole del suo fascino..
– Possiamo cominciare il giro? – E così iniziarono.
La solita sequenza di casi clinici tutti uguali… terapie da rivedere, diagnosi da discutere, finché non fu il turno della stanza numero 3.
Tutti e due lo notarono subito. Sarebbe stato impossibile non farlo.
Era nel letto di mezzo, il letto numero 8. Minuto quasi all’inverosimile. Ad occhio, il suo peso non sarà stato più di quaranta chili. Aveva un pallore incredibile. Si faceva persino fatica a distinguere i contorni del suo viso rispetto alle lenzuola, ma la pelle non aveva una ruga! Era liscia come quella di un bambino. Alla sua età!
E gli occhi? Un azzurro tenuissimo ma allo stesso tempo intensissimo. Sembrava impossibile che due occhi così chiari avessero nello stesso tempo una luminosità
così abbacinante.
Non era possibile fissarne lo sguardo per più di pochi secondi, ma ciò che lasciava esterefatti e increduli era cosa provocava l’incrociare di quello sguardo.
Dapprima una sensazione di timore. Poi una inaspettata, inspiegabile, intensissima sensazione di calore, di serenità e di pace.
– “Ma cosa mi sta succedendo? Come era possibile tutto ciò?” – Si stava domandando Susan turbata.
Il dottor Craig invece pareva non aver colto tutti questi aspetti.
– Cosa abbiamo?
– Temperatura 39°, saturazione di O2 85% in aria ambiente, pressione 90 su 60, sospetta polmonite batterica, inviato dal PS stanotte.”
– Bene… avviare terapia con cefalosporine, ossigeno terapia a 3 litri al minuti, richedere Rx torace, emocromo e chimica clinica.
Poi i suoi profondi occhi blu incrociarono quelli del vecchietto.
Gli sguardi rimasero fissi l’uno nell’altro per un tempo che sembrò infinito.
Non un sussulto, non un accenno a una qualunque emozione.
Quando il medico distolse lo sguardo e si rivolse nuovamente a lei, gli occhi di Craig avevano assunto il colore di quelli del vecchietto.
A Susan cadde la biro dalle mani.
– Scusi dottore…
Si chinò, la raccolse e cercò di ricomporsi.
Guardò di nuovo il medico.
La biro le ricadde. Gli occhi di Craig erano ritornati del loro colore!
La visita riprese. Susan fece il possibile per nascondere il suo turbamento e prendere le note cliniche correttamente, tanto più che il dottor Craig quando effettuava il suo giro-letti era sempre molto essenziale, veloce e preciso.
– Scusi dottore, mi concede ancora un poco del suo tempo così prezioso?
Queste parole raggiunsero Craig e Susan sull’atto di lasciare la stanza numero 3.
– Certamente. – Rispose Craig con l’affabilità che lo contraddistingueva. Si avvicinò e si sedette sul bordo del letto del vecchio.
– Dottore, gli altri pazienti mi dicono tutti bene di lei; ma lei è soddisfatto di se stesso?
– O bella questa, – esclamò divertito Craig, – certo che lo sono!
– Bene, bene, e nel campo dei sentimenti? – Riprese l’anziano.
Craig si irrigidì leggermente ad una domanda così personale.
– Beh… non sarei tenuto a rispondere a una domanda così privata… chi non ha dei piccoli problemi personali?
La sua voce era meno decisa del solito, anzi, si sarebbe persino detto che vi fosse un accenno di balbettamento.
Con delicatezza il paziente lo interruppe.
– Vede, in effetti io ho usato il termine “prezioso” per il suo tempo perché in realtà gliene rimane molto poco, all’incirca 48 ore. Forse sarebbe il caso di sfruttare questo tempo per sistemare quella questione. Lei sa a cosa mi riferisco.
Susan impietrì… stava per intervenire per porre fine a quella assurda conversazione.
– Ma cosa dice, – la anticipò Craig, – si rende conto di cosa sta dicendo? Susan? Non mi ha segnalato che il paziente avesse precedenti psicotici.
– Le chiedo perdono, – riprese il vecchietto sorridendo, – volevo solo farle il favore di avvertirla. Guardi che è un privilegio concesso raramente.
…… (e da qui il racconto prende abbrivio..)